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giovedì 26 marzo 2015

UN PAPPAGALLO AL BAR

Tatiana e Vasco sono un esempio di ottimo rapporto tra pappagallo e proprietario.....tutto raccontato direttamente da Tatiana Simeoni:

                                                STORIE DI BRAVI PROPRIETARI


Quando ho preso Vasco non avevo nessuna esperienza di pappagalli, io e il mio compagno siamo andati ad una fiera ornitologica,  lo abbiamo visto e abbiamo deciso di comprarlo. Aveva 6 mesi quando e' arrivato in casa nostra ed è stato molto difficile riuscire ad ottenere la sua fiducia, ci sono voluti 4 mesi prima che si affezionasse a me, avevo le mani piene di beccate,  ma mi avevano detto di avere molta pazienza. All'inizio credo abbia sofferto un po' per il cambiamento dato che si toglieva le piume della coda, poi piano piano ha cominciato ad avere fiducia in me tanto da diventare persino morboso nei miei confronti; mentre ancora oggi vede il mio compagno come un rivale e appena può gli vola addosso per beccarlo. Le abbiamo provate tutte per farlo smettere, ma non c'è stato niente da fare, oggi Vasco ha 11 anni e devo sempre tenerlo a distanza da lui.



Visto che non avevo nessuna esperienza di pappagalli per me è stata una fortuna quando, qualche giorno dopo averlo preso, si è presentato al bar in borghese una persona della forestale (venuta a controllare) con qui poi ho fatto amicizia, che mi ha dato tutti consigli più utili visto che ne aveva uno anche lui e poi mi sono documentata il piu' possibile comprando libri.
E' stato lui che mi ha detto di portarmelo in giro, di abituarlo sotto la doccia con me, di tenerlo il più possibile fuori dalla gabbia e mi ha dato consigli sull'alimentazione; così ho fatto e a poco a poco ho instaurato questo rapporto con il mio pappagallo. Con il tempo ha iniziato anche a parlare,  ma quando aveva circa 3 anni ci siamo spostati in un'altro paese,  in un nuovo bar e qui sono un po' cambiate le cose, ha smesso di dire tante paroline e all' inizio dovevo lasciarlo a casa. Fortuna vuole che abitiamo a fianco del bar e un poco alla volta si è ambientato anche qui.     


Una giornata tipo con Vasco: esco di casa la mattina presto e lui si infila dentro la mia giacca e scendiamo al bar, lui entra nella sua gabbia e dorme ancora un po'. Quando si sveglia comincia ad urlare,  lo faccio uscire e lo porto sul trespolo che si trova nella parte del bar più vicina a me. E qui inizia a dire ciao a tutti i clienti. Lui poi è goloso e quando vede qualcuno che mangia la brioche si avvicina lentamente e inizia a dire "grazie" (perché gli ho insegnato che quando riceve leccornie deve dire grazie) per farsene dare un pezzetto. La gente impazzisce per lui comincia a fotografarlo a fargli video, a parlargli....Il fatto e' che lui ormai conosce tutti li vede come una famiglia e si avvicina e sale sulla spalla di tutti e quindi sono io che divento gelosa.....ma forse è meglio così piuttosto che diventi aggressivo.
Quando è un po' più caldo, invece,  esce dalla porta di casa a piedi e se ne va al bar da solo,io comunque sono dietro di lui e sto sempre attenta.

Durante la giornata, poi, quando sono sola cerco di giocare con lui,  lo coccolo,  gli parlo....Il pomeriggio torno a casa a riposare mi metto sul divano e lui si mette sulla mia pancia e si addormenta con me e una cosa che mi piace è il fatto che se resto addormentata lui mi fa da sveglia: quando sono circa le 4 si avvicina al mio viso mi toglie gli orecchini,mi da bacini mi toglie le ciglia fa di tutto per farmi capire che è ora di tornare al lavoro.A volte mi capita di dover andare via in macchina e lo porto con me. Lui adora viaggiare in macchina ed è proprio qui che da' il meglio di se



E' un rapporto davvero speciale vivo con lui in simbiosi, io capisco lui dal modo come urla, da come si muove , addirittura a volte mi basta guardarlo e lui capisce cosa voglio dirgli,  se sta facendo qualcosa di sbagliato non serve che gli dica NO,  mi basta guardarlo in malo modo e lui capisce, poi con il dito gli indico di tornare al suo posto e lui lo fa, senza dargli un ordine a voce.
Sono animali veramente molto intelligenti sono riuscita anche ad insegnargli  a dire alcuni colori usando le letterine colorate. Purtroppo il mio lavoro mi porta via molto tempo e a volte lo trascuro. Poi un'altra cosa simpatica, e questo non glie lo ha insegnato nessuno,  è che se sta sulla mia spalla e se deve fare i bisogni mi becca e mi fa capire di metterlo a terra, sembra quasi avere rispetto per me, anche in questo momento mentre sto scrivendo lui è appoggiato sopra il mio petto,doveva fare i bisogni e ha cominciato a lamentarsi allora io lo prendo sul dito lo appoggio sul trespolo lui fa i bisogni e poi vola sul letto di nuovo da me.
Devo dire che sia a casa che al bar la fa molto da padrone,  ma sa quali sono i suoi limiti e i suoi divieti. Il metodo che uso per addomesticarlo consiste nel dargli come premio me stessa,  non gli do leccornie ma coccole, carezze, baci e gli dico bravo, questo perché credo sia piu gratificante anche per lui.
Si' lo riprenderei ancora Vasco anzi se potessi ne prenderei più di uno.
g

giovedì 19 marzo 2015

REGOLE FONDAMENTALI

Per avere un buon pappagallo pet occore tenere ben presente alcune regole fondamentali che fin dall'inizio l'animale devere rispettare e il proprietario deve impegnarsi per attuarle e cioe':

  • comando SU, importantissimo, che serve a mantenere il contatto e il controllo del vostro  pappagallo. Usate questo comando per farlo uscire dalla gabbia, per recuperarlo da situazioni potenzialmente pericolose o fastidiose per voi (ad esempio se vola sulla testa)
  • fate attenzione a non incoraggiare accidentalmente o involontariamente i comportamenti indesiderati del vostro pappagallo (ad esempio se grida non rispondetegli gridando, o correndo subito da lui )
  • ricordate che le punizioni NON servono a nulla perche' non le capisce, i pappagalli non hanno il senso della morale!
  • evitate che si abitui a salire sulla vostra spalla....da li' infatti non riuscite a leggere il suo linguaggio del corpo e siete a rischio ad esempio di beccate sgradite
  • leggete sempre il suo linguaggio del corpo 
  • trattatelo con rispetto e amore: salutatelo quando uscite o rientrate, parlategli spesso anche raccontandogli la vostra giornata e soprattutto vigilate sempre su di lui quando e' fuori dalla gabbia per evitargli indicidenti !
  • cercate fin da subito di socializzarlo il piu' possibile con tutti gli altri membri della famiglia
  • rapportatevi sempre con l'animale in modo sereno e tranquillo, per costruire e rafforzare la fiducia reciproca.

 
Foto tratta da Internet


venerdì 13 marzo 2015

JACK IL SELVATICO

Per educare un bravo pappagallo domestico non e' affatto necessario che sia stato allevato a mano!

Storia di Jack Sparrot, un pappagallo ara cresciuto dai genitori, raccontata nei dettagli dal suo fiero proprietario Jack Zuppego.

                                          STORIE DI BRAVI PROPRIETARI

Tempo fa, quando convivevo,  la mia compagna ed io stavamo pensando di adottare un animale domestico; lei gattara, io pappagallaro ci accordammo sul cane. Innamorati entrambi del pastore tedesco eravamo consapevoli che non avremmo mai potuto sopperire alle sue esigenze vivendo in un appartamento di 60mq e, inoltre,  lavorando entrambi non saremmo riusciti a garantirgli una qualità di vita adeguata senza recare disturbo a qualcuno. La storia va in crisi e io inizio nel mio subconscio a realizzare la possibilità di introdurre in casa per davvero un animale, mi informo quanto più possibile sul bulldog francese che adoro, ma mi rendo conto che, per quanto piccolo come taglia, anche lui ha bisogno di uscire almeno 5 volte al giorno, e io non me la sento di abituarlo a sporcare in casa in una cassettina;  quindi inizio seriamente a pensare ad un mio vecchio desiderio: un’ara. 
Prima di tutto prendo quante più informazioni possibili sulla specie, sulle abitudini ed esigenze (spazi, compagnia, ecc ecc) e capisco che,  con la vita che faccio,  non potrei prendere un allevato a mano in quanto ha necessità costante del contatto umano. Mi metto quindi a cercare un riproduttore. Non è stato semplice, tutti o quasi quelli che trovavo erano già adulti oppure erano da prenotare sulla base di presunte future covate. Inizialmente non mi era molto chiaro quale ara volessi, chloroptera, macao, ararauna non importava molto, importava portare a casa un amico che non mi avrebbe lasciato per un capriccio. 
Tra le mille telefonate e ricerche incappo nel sito di un negozio "vicino" che ha delle ararauna disponibili. Chiedo se ce ne sono non allevate a mano, mi dà la conferma allora lo “fermo” con la promessa che il sabato sarei andato a prenderlo. 
Nel frattempo la fidanzata “parte” per la tangente,  così io il sabato vado a vedere questo ararauna selvatico di 7 mesi. Ero ancora molto indeciso nel tragitto perchè sapevo quale fosse la responsabilità che sarei andato a prendermi. Una volta arrivato mi guardo intorno, ci sono esemplari molto belli di allocchi, gufi, aquile, tartarughe,  ma di pappagalli nemmeno l’ombra. Trovo una che lavora lì, do il nome e dico che ho prenotato (termine infelice che mi provoca fastidio) un ararauna; mi accomapagnano in un capanno di cemento con il tetto in ondolux (hai presente quei pannelli verdi di plastica tutti ondulati? ecco, quello è l’ondolux) dove c’è il piccolo Jack ancora senza un nome. Gabbia tonda, coda che esce per quasi la metà, fondo sporco, sulla griglia che separa dal fondo c’è una ciotola con mezza mela morsicata, mezza carota di almeno tre giorni, insalata che sicuro ha visto tempi migliori, semi di girasole e acqua giallognola. Non è tanto il degrado in cui è tenuto il pappo quanto la compagnia che l’allevamento ha scelto per alloggiarlo , tutti i suoi  compagni di (dis)avventura  sono rapaci, gufi, falchi, corvi (corvi?????), un topolino passa di corsa, un piccolo maiale indiano pascola tra la gente. Non ho battuto ciglio, dovevo portarlo via da lì!
Non avevo ancora attrezzature perchè, nell’indecisione iniziale non avevo certo pensato alla gabbia, avevo altri problemi (separazione, trasloco delle cose della fidanzata, sofferenza pesante mia, non ero sicuro di portarlo a casa ecc ecc) quindi ho chiesto il prezzo della gabbia più grande che avevano e l’ho presa: v dovevo alloggiarlo e comunque, sarebbe andata a migliorare la qualità della sua vita. Quando ho dato l’OK per l’acquisto (altro termine che odio parlando di animali) la tipa ha tirato fuori il retino per prenderlo. Me ne sono andato per non sentirlo gridare. ma non è servito, l’ho sentito eccome; il cuore mi si è stretto addosso. L’hanno messo in un trasportino che in realtà era una gabbia per conigli ricoperta di cartone mentre lui era all’interno, per fondo un  materiale non meglio specificato sul quale hanno svuotato il contenuto della ciotola (come se in auto il pappagallo mangiasse).
La scelta di adottare il piccolo Jack è stata di impulso perche' era fondamentale portarlo via dal posto in cui stava.

Esperienze precedenti con altri pappagalli? Si, ho avuto un amazzone fronteblu per 24 anni. Non la considero un’esperienza da curriculum perchè comunque è arrivato che io ero molto piccolo (8 anni) e siamo quindi cresciuti insieme. Molti errori sono stati fatti con questo pappagallo; vuoi perchè non c’era internet per reperire informazioni, vuoi perchè ero ragazzino ed i miei erano abituati a canarini in voliera (senza quindi le cure dedicate ai pet); il pappagallo è stata l’alternativa al cane che desideravo. Non era allevato a mano, anzi, non era nemmeno selvatico secondo i canoni standard, è un IMPORTATO, ovvero preso (che schifezza, tornassi indietro mai e poi mai nella vita) dal nido (allora era permesso), infatti non ha cites ma documento che attesta il trasferimento di proprietà, zero anelli, men che meno microchip; fortunatamente i pappagalli sono dotati di una sensibilità che noi umani manco ci sogniamo, e si è adattato ottimamente alla vita domestica (adesso, 25 anni, la gabbia non viene mai chiusa, se non di notte,  solo perchè si intuisce che si sente più sicuro); giri in bici e passeggiate in spalla erano (e sono, quando posso) all’ordine del giorno ed è diventato il vero padrone di casa.
Da questa esperienza e grazie al fatto che mi sono documentato ho adottato il piccolo Jack. 


L'arrivo a casa è stato per lui un trauma ma anche un sollievo enorme. Ci ha messo quasi 24 ore a passare dal trasportino alla gabbia nuova. Non volevo forzarlo, le ho messe con le aperture adiacenti e ho lasciato fare a lui.  Credo che la sua sensibilità abbia fatto il resto del lavoro, come se avesse percepito che in quel periodo avevo estremo bisogno di lui, già alla sera si faceva grattare la testa, senza mai tentare una beccata "cattiva", il giorno dopo, grazie ad un'arachide è uscito e rientrato nella gabbia senza fare storie, da allora in poi possiamo considerarla routine!
Questo significa che sono stato molto fortunato, ricordo quanto tempo ci mise l'amazzone ad avvicinarsi, a fidarsi.  Ogni pappagallo è a sè, probabilmente io e Jack ci siamo trovati al momento giusto, non mi dò altra spiegazione. In più posso descriverti il comportamento durante la mia assenza che è costante da quando è a casa. Grazie ad una telecamera di sicurezza remota io ho la possibilità di guardarlo mentre non ci sono; l'ho montata più che altro per capire che livello di disturbo potesse recare al vicinato (sono in condominio e un'ara non è una cocorita, quando grida...grida!!!!). Alla mattina scende subito a mangiare la cucchiaiata di semi, poi sgranocchia un pochino di frutta e si mette a riposare per un'oretta, un'oretta e mezza, proprio con la testa girata per dormire. Quando si sveglia, sgranocchia i legnetti che ha a disposizione per giocare, se la prende con la corda a spirale rigida e parlotta con la radio che lascio accesa. Avendo una casa con scarsa esposizione solare, ho anche una lampada collegata ad un timer che gli accende la luce poco prima del tramonto in modo che resti attivo fino al mio arrivo. La sua giornata trascorre più o meno tutta così. Cibo, giochi, riposino. Sono molto rare le urla, solo alla mattina o prima di addormentarsi per i pisolini diurni, e comunque non tutti i giorni, dipende da come gli gira.

Alla sera, quando sono a casa, la gabbia viene aperta e lui sta accanto al divano. In realtà preferisce stare appollaiato sulla mia spalla sinistra, anche per sprimacciarsi il piumaggio, quando deve fare la popò mi da dei pizzichi all'orecchio, io capisco, lo metto sul suo trespolo, lui la fa e poi insiste per risalire sulla spalla fino a che non inizia "fai la nanna, fai la nanna, fai la nanna" che allora lo rimetto in gabbia e lo copro a metà fino a che non vado a letto anche io che lo copro completamente ed oscuro le finestre.



Non ho mai avuto paura di essere beccato!  E' capitato,  ma mai con cattiveria. Più che beccate ho preso morsi, mentre si fa grattare la testa lui con la linguetta cerca sempre il contatto, allora ogni tanto capita che non riesci a togliere il dito tempestivamente e lui stringe un pochino, e fa male, certo, ma si capisce che non è un'azione di attacco ma una reazione di eccitazione e confort, come quando  giochiamo.
Jack è molto collaborativo nel seguire i comandi semplici tipo "su" , "giù", "vieni qui" e quando non ci arriva uso il rinforzo positivo. Gli mostro un'arachide e lui sa che il modo per gustarla è fare quello che gli sto chiedendo. Sto cercando da sempre di usare lo stesso metodo per infilargli la pettorina ma non sta funzionando. Sono giunto alla conclusione che la pettorina, anche se è stata acquistata seguendo le indicazioni di "taglia", è troppo stretta di collo e gli crea enorme fastidio quando passa attorno alla testa, soprattutto quando arriva all'altezza degli occhi. Infatti non se l'è mai fatta mettere, io sto insistendo più che altro per evitare che ci giochi con la pettorina, in attesa di acquistare la misura più grande. Il fatto che non ho avuto grosse difficoltà lo si deve, secondo me, alla sua indole collaborativa e socievole che lo porta a fare di tutto pur di starmi vicino ed e' un'enorme fortuna ancor prima che alla mia pazienza ed abilità, di questo ne sono praticamente sicuro.


Chiaramente un pappo di questa taglia comporta qualche sacrificio. Perde piume e la "polverina" delle penne è spesso tanta e di "grana grossa", la scopa va passata 700 volte al giorno e spesso non basta. Il trasporto implica l'avere un'auto adatta oppure, come nel mio caso, va smontato il sedile del passeggero (ho un cabrio 2 posti). Richiede molta, moltissima attenzione, è quasi morboso e si agita se cambio stanza, non smette di chiamarmi fino a che non mi vede. Ad un inesperto o a chi ha voglia di fare un regalo al figlio consiglio di orientarsi su qualcosa d'altro, le are, specie se non allevate a mano, se si arrabbiano sanno far male sul serio. Poi ci sono i costi di gestione, alla fine mangia non poco e trita legno come se non ci fosse un domani, una cinquantina di euro al mese per farlo giocare ho calcolato che va messa in conto.
Ma se guardiamo quanto affetto riesce a restituire allora il discorso cambia. Vedere come fa su e giù con la testa mentre mi tolgo il giubbotto appena sono arrivato a casa, vedere che se vado in bagno me lo ritrovo appeso alla gabbia che mi aspetta, sentire che mi chiama mentre faccio la doccia o cucino sono cose che mi riempiono il cuore quotidianamente e sotto quell'aspetto si che lo consiglierei, ma comunque sempre e solo a gente che sa cosa significa avere un pappagallo; che sia consapevole che il pappagallo non è bello perchè è colorato e parla, è bello perchè è un gregario formidabile, di un'intelligenza superiore e che dona amore incondizionato alla sua controparte umana.
https://www.facebook.com/pages/Jack-Sparrot/1589033331320325?fref=ts


lunedì 9 marzo 2015

HAI PAURA DI ME?

Il vostro pappagallo vi becca spesso incomprensibilmente e voi ne siete spaventati ? Non dovete!

Spesso le beccate sopraggiungono per situazioni confuse che il pappagallo percepisce di minaccia ed i morsi sono innescati quindi da quel particolare evento.

Prima di convincervi che il vostro volatile sia un azzannatore incallito, analizzate le cause che lo hanno spinto a mordere e soprattuto cercate di non intimorirvi perche e' il miglior modo per essere beccati! Il pappagallo infatti avvertira' il vostro disagio che diventera' reciproco e sicuramente scappera' la beccata.

Approcciatevi sempre al pappagallo con serenita' e fiducia, lasciate andare le tensioni e la paura che non sono mai d'aiuto in nessuna situazione!





martedì 3 marzo 2015

CHARLIE E MARY - STORIE DI BRAVI PROPRIETARI

Uno dei principali vantaggi dell' adozione di un pappagallo di "seconda mano"  è che la situazione,  di solito, puo' solo migliorare!

                                   STORIE DI BRAVI PROPRIETARI
  
Questa e' la storia, per me molto commuovente, di Charlie e Mary Waterlive che il destino ha fatto incontrare, raccontata direttamente da Mary:

Charlie è un pappagallo amazzone amazzonica di 20 anni. È  arrivato il 18 dicembre di quest'anno. (2014).
Era detenuto in maniera spegevole:  catena alla zampa, incrostrata di feci secche e nonostante ciò confinato in una gabbia minuscola.
I movimenti erano limitatissimi,  non solo per le dimensioni della gabbia, quanto per la catena che lasciata a penzolare e sporcatasi di feci e sporcizie varie era pesantissima. Mi è stato offerto di prenderlo in carico e vedendolo mi si è sciolto il cuore. Sguardo spento, zampa incatenata dolorante visto che spesso la lasciava penzoloni per evitare di sentire il peso della catena, nelle mangiatoie solo semi di girasole e abbeveratoio con acqua putrida. !!!!





Mi si è accaponata la pelle. Pensavo alla mia cenerina che ha tutto quello che un pappagallo domestico possa desiderare: pulizia, compagnia, una stanza dove giocare e volare, giochi da distruggere, intrattenimento quotidiano con attività di foraging per tenersi impegnata nella ricerca dei suoi cibi preferiti, acqua fresca e pulita, e macedonie / misti di legumi , verdura e frutta fresca ogni giorno.
Mi è venuto spontaneo chiedermi "perché lei ha tutto questo, e invece questo povero amazzone non ha nulla?". Il suo arrivo non è stato improvviso. Volevo capire se fossi stata veramente in grado di gestire un pappagallo che mi era stato descritto come "selvatico, aggressivo e mordace". Sembrava quasi si parlasse di un mostro.
Mi sono presa qualche giorno per pensarci e ad un certo punto mi son detta di lasciar perdere. Che magari sarebbe stato irrecuperabile e ci sarei stata male a pensarlo per sempre senza contatto umano, e magari chiuso in gabbia.







Il primo approccio, prima di decidere di prenderlo con me, infatti, non è stato dei migliori. Provai ad avvicinare il dito alle sbarre e lui urlò  e si rintano' nell'angolo opposto della gabbia, mostrando un comportamento che mai avevo visto in un pappagallo.
La paura infatti lo mandava in panico, mostrando così un movimento molto simile a quello delle persone in stato di shock  (ondulatorio avanti e indietro per diversi minuti con lo sguardo completamente assente).
Li mi sono sentita veramente inetta e incapace di prendermi cura di un animale così problematico.
Il cuore però è stato più forte di tutti i dubbi e le paure. Non riuscivo a non pensarlo e una mattina mi alzo dal letto con l'idea decisa di accoglierlo nella mia vita.
Avevo il cuore a mille.! Tanta emozione ma tantissima paura.!
Mi era stato riferito avesse 6 anni di vita, mentre non appena mi consegnarono la documentazione vidi che in realtà ne aveva 20.
L'avessi saputo prima forse sarebbe stato un motivo in più che mi avrebbe spinto a non prenderlo: una cosa è ridare fiducia a un pappagallo che non ha avuto contatti positivi con gli umani per 6 anni, una cosa lo è per due decenni vissuti da inferno.
Ma ormai era fatta. Ero troppo coinvolta emotivamente per tirarmi indietro.

I primi giorni a casa sono stati i peggiori. La veterinaria che lo seguiva mi disse di non cambiargli gabbia subito nonostante fosse piccola perché qualunque cambiamento lo mandava in quello stato di shock che gli faceva assumere quel comportamento anomalo che andava avanti anche per 15/20 minuti. Bastava anche solo avvicinarsi a un metro dalla gabbia  per terrorizzarlo e farlo urlare come se lo stessero picchiando.
La prima cosa che ho fatto è stata togliere la catena alla zampa. Sono rimasta basita del fatto che, pensandola con tutto il blocco di feci secche appese alla stessa, arrivava a 110 grammi. Più di un etto di catena appesa alla zampa di un pappagallo che ne pesa quattro.
Quando finalmente l' ho tagliata, è rimasto con la zampetta sollevata per una ventina di minuti. Sicuramente avrà provato un sollievo enorme.











Ho messo in conto da subito le beccate.  Ero consapevole del fatto che qualcuna l'avrei presa, ma mi spaventava più il fallimento nel dargli vita migliore che il dolore di eventuali beccate.
Effettivamente non posso negare che qualche volta mi abbia morso, ma non con cattiveria. Erano più beccate rapide come se volesse dire "lasciami stare" quando insistevo un po' troppo con  contatti.  In ogni caso da dicembre ad oggi non ho contato più di 6/7 beccate. E nemmeno troppo gravi.
Importante è restare calmi, non avere mai impulso di usare punizioni corporali (colpi sul becco ad esempio). Pazienza è la parola chiave.


Posso dire di non aver incontrato difficoltà esagerate. Inizialmente si spaventava per ogni cosa. Non voleva mai uscire dalla gabbia anche con lo sportellino aperto, e qualunque oggetto nuovo (fosse anche uno spicchio di mela) lo terrorizzava.
Con il passare delle settimane si è calmato. Passavo con lui molto tempo anche solo a leggere o guardare la Tv. In modo che si rilassasse anche con la mia presenza. Ha iniziato a uscire dalla gabbia spontaneamente, inizialmente dopo ore e ore dall'apertura della stessa, e con molta insicurezza. Adesso invece è tranquillissimo, passa le giornate sul suo trespolo, abbiamo variato completamente l'alimentazione, eliminato il girasole e introdotto frutta e verdura.

Gradisce tantissimo le coccole in testa e dietro il collo. Si rilassa al punto da chiudere gli occhi, e per me è una grande prova di fiducia.
Con il rinforzo positivo e premi l'ho abituato a salire sulla mano, anche se lo sento insicuro perché stringe parecchio, ma ci vorrà tempo sicuramente. Sono molto speranzosa.
A me basta già poterlo prendere su per spostarlo e gestirlo meglio.


Credo che la scelta di accogliere un pappagallo come Charlie nella propria vita debba essere fatta solo si è consapevoli del fatto che occorre moltissima pazienza e che magari qualche beccata scappera'. Però posso anche dire che la soddisfazione che ne deriva dal vedere i progressi di un animale che ha vissuto una vita nemmeno degna di esser chiamata tale e assistere alla sua rinascita è qualcosa che ripaga da tutte le fatiche di questo mondo :)

domenica 1 marzo 2015

LA FRETTA

Quaando cercate di insegnare o di modificare un comportamento del vostro pappagallo sappiate che NON DOVETE MAI AVERE FRETTA !!

Non datevi delle scadenze del tipo: entro 15 giorni al massimo deve saper fare questa cosa o quest'altra, ecc ecc perche servira' solo a incrementare la vostra frustrazione e, di riflesso, a rendere meno collaborativo il pappagallo.

Pensate, invece, che avete iniziato a insegnare una cosa nuova al vostro volatile e che, non importa quanto tempo ci vorra', ma sicuramente ci riuscirete! Quando interagite con il vostro pappagallo armatevi sempre di tanta calma, pazienza e sensibilita';  tornate anche un passo o due indietro se occorre e vedrete che che pian piano, giorno per giorno, il vostro animale imparera'.

Ogni pappagallo ha il suo carattere unico e, pertanto, ognuno ha il suo modo di apprendere con i suoi tempi specifici.... quello che vale per un soggetto non e' detto che sia valido anche per un'altro!